Nazionalismo
Dottrina politica che esalta lo stato nazionale, considerandolo l'entità suprema cui affidare la realizzazione delle aspirazioni sociali, economiche e culturali di un popolo.
Origini
La nascita del nazionalismo si può far coincidere, secondo molti studiosi, con la fine del
Medioevo ed è legata alla disintegrazione del tradizionale ordine sociale e dell'unità culturale e religiosa dei vari stati europei. In epoca medievale la vita culturale dell'Europa si basava su un comune retaggio di idee e atteggiamenti trasmesso tramite la lingua latina, la quale era anche la lingua ufficiale della religione dell'Occidente, quella cristiano-cattolica. Il crollo del feudalesimo fu accompagnato dallo sviluppo di comunità politiche più definite, estese e centralizzate, governate da dinastie che incoraggiavano il sentimento nazionale, nel quale individuavano un sostegno al proprio dominio; durante la Riforma l'adozione della religione cattolica, o di quella protestante, fornì ai differenti popoli un ulteriore impulso alla coesione nazionale. In questo periodo della storia europea emersero le monarchie nazionali di Francia, Spagna e Inghilterra, mentre nei territori di lingua tedesca e in parte dell'Europa orientale sopravviveva l'entità sovranazionale del Sacro romano impero.La Rivoluzione francese
Il punto di svolta nella storia del nazionalismo fu segnato dalla
Rivoluzione francese. In precedenza, il sentimento nazionale francese si riconosceva sostanzialmente nella figura del sovrano, ma dopo la rivoluzione la lealtà al re fu sostituita dalla lealtà alla patria, ossia alla "terra dei padri". Nel 1789 agli Stati Generali, composti da tre corpi separati di rappresentanti del ceto nobiliare, del clero e del cosiddetto Terzo Stato che comprendeva, insieme ai ceti meno abbienti, quello borghese, subentrò l'Assemblea Nazionale, e questa nel 1793 fu a sua volta sostituita dalla Convenzione, un'assemblea rappresentativa eletta a suffragio universale. Le tradizionali divisioni interne allo stato furono abolite, la Francia divenne una nazione territorialmente unita, governata in base a un unico ordinamento legislativo, giuridico, istituzionale, e le sue armate diffusero negli altri paesi l'idea di nazione.In seguito, la
rivoluzione industriale fu uno dei principali volani del nazionalismo: l'ascesa della borghesia accelerò lo sviluppo e l'unificazione dei mercati interni, e il miglioramento delle vie di comunicazione intensificò i contatti fra villaggio e villaggio, fra città e campagna. Le letterature nazionali divennero a poco a poco espressione delle comuni tradizioni e dello spirito di ogni popolo.Le rivoluzioni del 1848 e il Risorgimento
Nel marzo del 1848 l'Europa fu scossa dai
moti rivoluzionari patriottici dei popoli oppressi. Nell'impero austriaco vi fu una reazione a catena: una rivolta scoppiata a Vienna mise fine al trentennale potere del principe di Metternich e costrinse l'imperatore Ferdinando I a concedere la costituzione, innescando così le insurrezioni di Budapest, di Praga, di Venezia (dove fu proclamata la Repubblica Veneta) e di Milano, da dove gli austriaci guidati dal generale Josef Radetzky furono cacciati al termine delle Cinque Giornate (18-22 marzo). Contemporaneamente, la rivoluzione esplose anche in Germania, in particolare a Berlino, e dopo tre giorni di aspri combattimenti gli insorti costrinsero il re di Prussia Federico Guglielmo IV a concedere la costituzione e a convocare l'assemblea costituente.La controffensiva non si sarebbe fatta attendere, e in poco più di un anno le forze della reazione avrebbero ripreso il sopravvento. Ma qualcosa si era ormai rotto nel tradizionale equilibrio politico europeo: l'idea di stato nazionale dava voce alle minoranze etniche all'interno delle compagini sovranazionali, introducendo il concetto di autodeterminazione dei popoli.
Nel 1861, dopo anni di lotta e due guerre d'indipendenza, venne costituito il Regno d'Italia, al quale fu annesso il Veneto nel 1866. Nel 1871 giunse a compimento il processo di unificazione della Germania, sancito dai principi tedeschi con l'acclamazione di
Guglielmo I, già re di Prussia, a imperatore. Tuttavia, ancora molte istanze autonomistiche chiedevano soddisfazione, mentre il nazionalismo assumeva tratti sempre più inquietanti e paradossali: da un lato predicava l'autodeterminazione dei popoli, dall'altro, inteso come esaltazione delle virtù e degli interessi di una nazione a scapito dei diritti delle altre, forniva sostegno ideologico al colonialismo. Tali contraddizioni provocarono lo scoppio della prima guerra mondiale.Le conseguenze della prima guerra mondiale
Caduti i grandi imperi e le dinastie regnanti d'Austria, di Germania, di Russia e della Turchia, la geografia politica europea appariva profondamente mutata in seguito alla comparsa di nuovi stati nazionali, quali Finlandia, Polonia, Cecoslovacchia, Estonia, Lettonia, Lituania, Iugoslavia. All'Italia il
trattato di Versailles assegnò il Trentino e l'Alto Adige cioè i territori meridionali del Tirolo austriaco (fino al Brennero), Trieste e l'Istria. Nel 1921 l'Irlanda, con l'eccezione dei territori dell'Ulster, si liberò dal secolare dominio della Gran Bretagna; l'anno dopo l'impero britannico riconobbe la sovranità dell'Egitto, controllato dal 1882 senza una fisionomia giuridica definita, e in India dovette confrontarsi politicamente con il sempre più influente movimento nazionalista guidato da Mohandas Gandhi.Nel continente asiatico il nazionalismo si era diffuso anche in Cina, grazie all'opera di
Sun Yat-sen, leader del Kuomintang (Partito nazionalista popolare), e continuava a raccogliere consensi in Giappone, lo stato che per primo in Estremo Oriente avrebbe assunto i tratti di una moderna nazione industrializzata. In Europa alcuni dei nuovi stati indipendenti comprendevano però minoranze che chiedevano autonomia o un ulteriore spostamento delle frontiere. Col variare dei luoghi e dei contesti politici il nazionalismo poteva ancora una volta qualificarsi come principio ispiratore dei movimenti di liberazione, oppure essere utilizzato come strumento di raccolta del consenso dalle ideologie razziste e dai nascenti partiti totalitari, quello fascista in Italia, e quello nazionalsocialista in Germania.La seconda guerra mondiale e oltre
In Oriente la penetrazione del nazionalismo fu accelerata dalla
seconda guerra mondiale. La propaganda giapponese aveva fatto leva sullo slogan: "l'Asia agli asiatici", per colpire gli interessi coloniali della Gran Bretagna, della Francia e dell'Olanda. Le tre potenze, fiaccate dalle conseguenze militari ed economiche della guerra, benché vittoriose sul Giappone dovettero concedere l'indipendenza alle loro colonie asiatiche. La Gran Bretagna, anche in base a impegni precedentemente sottoscritti, concesse l'indipendenza all'India, al Pakistan, a Ceylon (oggi Sri Lanka), alla Birmania, a Malacca, oggi parte della Malesia (Regno di Malacca), e successivamente, anche alle colonie africane. Gli Stati Uniti mantennero un impegno assunto nel 1934, concedendo l'indipendenza alle Filippine, mentre fu necessario l'intervento dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) per spingere i Paesi Bassi a rinunziare definitivamente all'Indonesia. Al termine di un'aspra guerra la Francia perse i propri possedimenti in Indocina.Nel dopoguerra i movimenti nazionalisti vinsero le loro battaglie anche in Africa e nel Medio Oriente, dove – cessate, ora in modo pacifico ora cruento, le dominazioni inglese, francese, spagnola, italiana, belga e portoghese – si costituirono molti nuovi stati nazionali.
Oggi il nazionalismo è ancora al centro dello scenario politico mondiale: in molte nazioni minoranze etniche reclamano infatti autonomia e indipendenza. Dal crollo dei regimi comunisti nell'Europa dell'Est sono emerse forze separatiste e nazionaliste che hanno contribuito alla dissoluzione dell'Unione Sovietica e della
Iugoslavia, mentre il contrasto fra le aspirazioni israeliane, arabe e palestinesi continua a generare instabilità politica nel Medio Oriente.