Newton, Isaac
(Woolsthorpe,
Lincolnshire
1642
-
Londra
1727),
fisico
e
matematico
inglese.
Nel
1661
venne
ammesso
all’università
di
Cambridge,
dove
non
frequentò
regolarmente
i
corsi,
dedicandosi
invece
alla
libera
lettura
dei
trattati
di
filosofia,
scienza
naturale
e
matematica
dei
più
eminenti
pensatori
e
scienziati
dell’epoca.
Nel
1667
venne
eletto
"fellow"
del
Trinity
College
e
nel
1669
divenne
professore
di
matematica
a
Cambridge,
dove
rimase
fino
al
1696.
Gli
anni
di
Cambridge
corrispondono
all’apice
della
sua
creatività,
particolarmente
prodiga
di
scoperte
e
invenzioni.
Dal
1684
al
1686
si
dedicò
intensamente
alla
stesura
dell’opera
Philosophiae
naturalis
principia
mathematica
(Principi
matematici
di
filosofia
naturale),
meglio
nota
come
Principia,
che
venne
pubblicata
nel
1687.
Nel
1671
fu
accolto
tra
i
membri
della
Royal
Society
di
Londra;
nel
1703
ne
divenne
presidente,
rinnovando
annualmente
la
carica
elettiva
per
tutta
la
vita.
La
sua
opera
principale,
Opticks,
venne
pubblicata
nel
1704.
Con la progressiva approvazione delle scoperte scientifiche e del metodo di ricerca newtoniano da parte degli scienziati di tutta Europa, la sua fama si accrebbe: specialmente nel periodo di pace seguito alla guerra di Successione spagnola, Newton divenne il più famoso filosofo naturale d’Europa. Nel corso degli ultimi decenni della vita si dedicò alla revisione delle sue opere principali, approfondì gli studi di storia antica e si impegnò a difendere le sue dottrine scientifiche dalle critiche. Proseguì inoltre lo svolgimento delle sue mansioni ufficiali, come l’incarico alla Zecca di stato e la presidenza della Royal Society. Dopo la morte venne tumulato con tutti gli onori nell’abazia di Westminster.
Ottica
Nel 1664, ancora studente, Newton lesse un’opera dei fisici inglesi
Robert Boyle e Robert Hooke riguardante l’ottica e la luce e condensò le sue riflessioni filosofiche e le sue osservazioni nelle Quaestiones quaedam philosophiae (Alcune questioni di filosofia). Occupandosi del fenomeno della rifrazione della luce in un prisma di vetro, effettuò nell’arco di alcuni anni una serie di esperimenti che lo condussero alla formulazione di ipotesi teoriche sulla natura del colore, supportate dalla matematizzazione dei risultati sperimentali: scoprì che la luce bianca si compone di più colori (che si dispiegano nell’arcobaleno e nello spettro), e che le diverse componenti monocromatiche vengono rifratte secondo angoli diversi quando incidono sulla superficie di separazione di due mezzi trasparenti. Inoltre collegò queste scoperte associando l’indice di rifrazione ai colori primari e scoprì alcuni fenomeni di interferenza della luce.Nel 1666 scrisse il breve trattato Of Colours (Dei colori), nel quale articolò le ipotesi sui colori già formulate nelle Quaestiones. Nel 1670, con il corso universitario di ottica (Lectiones opticae), approfondì ulteriormente i risultati delle ricerche precedenti. L'anno successivo Newton presentò ufficialmente alla Royal Society le sue teorie sulla luce e il colore, tuttavia la pubblicazione compendiosa e succinta delle sue teorie provocò critiche ostili e lettere polemiche, a cui Newton rispose sulle riviste scientifiche. Le osservazioni sulla relazione tra la matematizzazione dei risultati e le osservazioni sperimentali di ricerca ottica esposte nel suo sunto erano state espunte soprattutto a cagione delle violente critiche di Hooke, mentre lo scetticismo di
Christiaan Huygens e il fallimento della ripetizione degli esperimenti newtoniani sulla rifrazione, compiuta da Edme Mariotte (1681), gli provocarono per molto tempo l’ostilità degli scienziati europei. In questo clima, Newton rimandò la pubblicazione di Opticks, che fu terminato nel 1692.Matematica
In
matematica pare che Newton fosse autodidatta; le sue conoscenze progredirono grazie allo studio degli scritti di John Wallis, di Cartesio e della scuola olandese. Newton contribuì a tutti i campi della matematica noti all’epoca, ma è particolarmente famoso per aver fornito le soluzioni ai problemi di geometria analitica del tempo. Newton inoltre introdusse il "metodo delle flussioni" e il "metodo inverso delle flussioni", ovvero il calcolo differenziale e integrale, utilizzando il termine "flussione" poiché immaginò che una quantità "fluisse" da una grandezza a un’altra. Le flussioni venivano espresse algebricamente, come i differenziali, ma Newton utilizzò ampiamente (in modo particolare nei Principia) analoghe dimostrazioni geometriche, che considerava più chiare e rigorose.Gli studi newtoniani di matematica rimasero celati fino al 1704, quando egli pubblicò, in appendice a Opticks, due opuscoli che ne riassumevano le scoperte; ciò provocò un’accesa controversia con
Leibniz circa la priorità dell’invenzione del calcolo infinitesimale. I contrasti, che proseguirono anche dopo la sua morte, coinvolsero anche le posizioni dei due pensatori in materia di fisica e metafisica. Le lezioni universitarie di matematica che Newton tenne dal 1673 al 1683 furono pubblicate nel 1707.Meccanica e gravitazione
Secondo
un
aneddoto
ormai
leggendario,
tra
il
1665
e
il
1666
Newton
comprese
che
il
moto
della
Luna
e
di
una
mela
erano
riconducibili
alla
medesima
forza
vedendo
cadere
una
mela
nel
suo
frutteto:
egli
calcolò
la
forza
necessaria
a
mantenere
la
Luna
nella
sua
orbita
e
la
confrontò
con
la
forza
che
spinge
un
oggetto
verso
terra;
calcolò
anche
la
forza
centripeta
necessaria
a
trattenere
una
pietra
in
una
fionda
e
il
rapporto
tra
la
lunghezza
e
il
periodo
di
oscillazione
di
un
pendolo.
Queste
prime
osservazioni
non
vennero
sfruttate
da
Newton,
nonostante
egli
si
fosse
occupato
di
astronomia
e
dei
problemi
relativi
al
moto
dei
pianeti.
Tuttavia,
la
corrispondenza
tenuta
con
Hooke
(1679-1680)
riportò
Newton
al
problema
della
traiettoria
di
un
corpo
soggetto
a
una
forza
di
tipo
centrale
(inversamente
proporzionale
al
quadrato
della
distanza);
egli
pensò
che
questa
traiettoria
fosse
un’ellisse
e
nell'agosto
1684
comunicò
a Edmund
Halley
la
conclusione
cui
era
pervenuto.
L'interesse
manifestato
dall'astronomo,
indusse
Newton
a
dimostrare
nuovamente
il
risultato,
poi
a
redigere
un
breve
trattato
di
meccanica,
e
infine
i Principia,
composti
da
tre
libri.
Il primo libro getta le basi della meccanica e identifica nella gravitazione il meccanismo che controlla il moto dei corpi celesti, il secondo espone la teoria dei fluidi e il terzo applica alla meccanica celeste la legge di gravitazione esposta nel primo. Gli studi di Newton sulla meccanica e la gravitazione vennero ampliati e approfonditi da altri studiosi; la loro validità, che rimase invariata fino al XIX secolo, venne limitata solo con la nascita della teoria quantistica e degli studi sulla relatività.
Alchimia e chimica
Newton lasciò numerosi manoscritti di
alchimia. Nelle queries poste in appendice a Opticks e nel saggio Sulla natura degli acidi (1710), pubblicò una teoria (incompleta) dell’affinità chimica, non rivelando le sue letture di alchimia, di cui si seppe solo un secolo dopo la sua morte.Pubblicazioni
Le lettere di ottica vennero stampate dal 1672 al 1676. Successivamente lo studioso non pubblicò più nulla prima dei Principia, pubblicati in latino nel 1687 e rivisti nel 1713. Seguì, nel 1704, Opticks, di cui nel 1706 apparve un’edizione rivista in latino. Gli scritti postumi comprendono: Cronologia emendata dei regni antichi (1728), Sistema del mondo (1728), la prima bozza del terzo libro dei Principia e Osservazioni sulle profezie di Daniele e dell’Apocalisse di san Giovanni (1733).