Lamarck, Jean-Baptiste de

 (Bazentin le Petit 1744 - Parigi 1829), botanico e naturalista francese, formulò una delle prime teorie dell'evoluzione. Ricevuta un'educazione classica, alla morte del padre (1759) si arruolò nell'esercito. Dal 1768, abbandonata la carriera militare, prese a interessarsi di medicina, meteorologia, chimica, geologia, paleontologia, botanica e zoologia. Nel 1778 pubblicò un libro intitolato Flore française, che ebbe molto successo e che fu uno dei primi tentativi di classificazione delle piante basato su chiavi dicotomiche. Membro dell'Accademia delle scienze, nel 1789 iniziò a lavorare presso il Jardin du Roi e nel 1795 divenne professore di zoologia degli invertebrati al Museo di storia naturale.

Benché i contributi scientifici di Lamarck si collochino nelle discipline più disparate, egli è noto soprattutto per le ricerche zoologiche e per gli studi teorici sull'evoluzione. La sua Histoire naturelle des animaux sans vertèbres (7 volumi, 1815-1822) costituisce la prima suddivisione dettagliata degli invertebrati in più classi.

Tra le teorie evoluzioniste di Lamarck vi è il cosiddetto "trasformismo", secondo il quale le prime forme di vita si originarono per generazione spontanea e diedero origine a tutte le forme più complesse per trasformazioni successive causate da mutazioni ambientali. Lamarck, inoltre, condivideva la concezione di Georges Cuvier e Geoffroy Saint-Hilaire, secondo la quale gli animali in natura erano disposti lungo una scala naturale continua. Capisaldi delle sue teorie sono i mutamenti delle strutture corporee dovuti "all'uso e al disuso delle parti" (prima legge dell'evoluzionismo lamarckiano) e "l'ereditarietà dei caratteri acquisiti" (seconda legge dell'evoluzionismo lamarckiano). Le sue ipotesi furono pubblicate per la prima volta nella Philosophie zoologique (1809) e poi riesposte in molti scritti successivi. Lamarck morì povero e cieco, e l'importanza della sua opera fu riconosciuta soltanto diverso tempo dopo la sua scomparsa.