Meucci, Antonio
(Firenze
1808
-
Long
Island,
New
York
1889),
inventore
italiano.
Operaio
meccanico,
si
interessò
fin
da
giovane
ai
fenomeni
elettrici.
Costretto
a
espatriare
in
America
dopo
i
moti
rivoluzionari
del
1831,
lavorò
a
Cuba
come
macchinista
teatrale.
Fu
proprio
in
teatro
che,
studiando
un
sistema
per
trasmettere
gli
ordini
tra
macchinisti,
concepì
l’idea
di
un
apparecchio
per
la
trasmissione
a
distanza
della
voce.
Stabilitosi
nel
1845
nei
pressi
di
New
York,
aprì
una
piccola
fabbrica
di
candele
nella
quale
lavorò
anche
Giuseppe
Garibaldi,
allora
esule
negli
Stati
Uniti.
In
quegli
anni
Meucci
concretizzò
la
sua
idea,
realizzando
nel
1854
un
primo
rudimentale
apparecchio
telefonico
e
stabilendo
nel
1857
un
collegamento
con
la
propria
abitazione.
Nonostante
le
crescenti
difficoltà
finanziarie,
nel
1871
riuscì
a
brevettare
la
sua
invenzione;
due
anni
dopo,
tuttavia,
non
possedeva
più
il
denaro
sufficiente
a
rinnovare
il
brevetto.
Nel 1876 un altro inventore, Alexander Graham Bell, brevettò un apparecchio telefonico analogo che entro pochissimi anni ottenne uno straordinario successo commerciale. Meucci tentò, attraverso una lunga disputa giudiziaria, di ristabilire la priorità dell’invenzione, ma non ottenne risultati concreti: solo nel 1886 la Corte suprema degli Stati Uniti gli riconobbe di aver costruito per primo un telefono meccanico, il cui brevetto era però scaduto nel 1873. Anche se ricerche successive gli attribuirono nuovamente la paternità dell’invenzione del telefono elettrico, fu Bell a ricavarne fama e ricchezza, mentre Meucci morì povero a Long Island.