Circolo di Vienna

 (Tedesco, "Wiener Kreis"), gruppo di filosofi e scienziati che tennero periodici incontri di discussione a Vienna, specialmente negli anni Venti e Trenta, e proposero una controversa concezione di filosofia della scienza. Propugnatore del circolo fu il matematico Hans Hahn; si riuniva intorno al filosofo Moritz Schlick e vi fecero parte tra gli altri Rudolf Carnap, Herbert Feigl, Otto Neurath e Friedrich Waismann, con Kurt Gödel, Karl Menger ed Edgar Zilsel come collaboratori.

Le attività del circolo si limitarono a riunioni private fino al 1929, anno in cui i suoi membri cominciarono a pubblicare monografie e a lavorare con la società di filosofia empirica di Berlino nell'organizzazione di conferenze internazionali e nella pubblicazione della rivista "Erkenntnis" (conoscenza). La morte o l'esilio delle figure di spicco dal 1934 in poi non significarono, tuttavia, la fine della filosofia del circolo di Vienna; grazie all'incessante ripensamento e all'articolazione di tesi precedenti da parte di membri e collaboratori emigrati negli Stati Uniti, il cosiddetto positivismo logico influenzò marcatamente lo sviluppo della filosofia analitica, pur tollerando evidenti distorsioni delle idee originali.

Le tesi del circolo di Vienna furono sviluppate sulla base delle idee di Ernst Mach, Gottlob Frege, Bertrand Russell e le teorie del primo Wittgenstein. Caratteristica del circolo fu la sua opposizione alla metafisica – considerata addirittura insensata – e a quell'epistemologia che giustificava le asserzioni scientifiche dall'esterno della scienza.

A loro parere, un criterio empiristico del significato avrebbe sanzionato la validità della scienza e contemporaneamente ridotto la metafisica al nonsenso, destituendo inoltre di fondamento conoscitivo ogni norma assoluta. Come viene formulato, dunque, tale criterio? Quando Carnap suggerisce che esso non è una scoperta, ma una convenzione, una proposta per l'uso del linguaggio scientifico del futuro, le sue parole rivelano, pur enfatizzandola, la "svolta linguistica" del circolo, secondo cui la filosofia si occupa dei modi della rappresentazione più che della natura del rappresentato. Così, le proposizioni risulterebbero sensate alla sola condizione di soddisfare il "principio di verificazione" che le suddivide in empiriche o analitiche.

Il circolo di Vienna fu una voce in minoranza sia nel tempo che nel luogo in cui ebbe origine; in epoca recente è stata riconosciuta la dimensione sociopolitica delle sue teorie come ripresa del pensiero illuminista contro il fascismo, che proprio allora si stava affermando.