Introduzione

La storia dell'umanità, ossia il passaggio dallo stato primitivo a quello delle moderne tecnologie, è sempre stata accompagnata dall'esigenza di risolvere i problemi della vita quotidiana, dallo sforzo di comprendere i fenomeni naturali e dai passi avanti nel controllo delle diverse forme di energia allo scopo di piegare la natura ai propri fini e di dominarla. Allorché l'uomo non si limita ad osservare gli eventi naturali, ma a ricercarne le regolarità, le cause, le relazioni, insomma a spiegarli e a interpretarli, nasce la scienza. Il controllo dell’energia tecnologica in un lontano passato fece guadagnare all’uomo una posizione predominante sul nostro pianeta (scoperta del fuoco, dell’arco e delle frecce). Poi cominciò ad essere utilizzata per migliorarne il tenore di vita (scoperta dell’agricoltura, energia degli animali, mulini prima ad acqua, poi a vento) e quindi anche e sempre più per dominare sugli altri uomini (soprattutto con la scoperta della polvere da sparo). L’impiego dei cannoni operò una rivoluzione tecnica nell’arte della guerra che  comportava l’invincibilità contro coloro che ne erano sprovvisti e quella superiorità che, nel corso dei secoli, avrebbe portato allo sfruttamento delle ricchezze altrui. Tuttavia le macchine ideate per scopi militari per costruire le canne delle armi da fuoco, furono usate, successivamente, per costruire quei cilindri di precisione che avrebbero permesso lo sviluppo delle macchine a vapore.

Da sempre insomma l’uomo cambia la forma  del suo mondo, ne sposta i componenti e li modifica nello sforzo continuo di creare un ambiente più accogliente di quello in cui la natura lo ha immesso: la tecnologia è il risultato complessivo di tutte le varie tecniche con le quali l’uomo modifica il suo ambiente.

La tecnologia è caratteristica di tutte le comunità umane, anche se le civiltà più avanzate dispongono di tecniche più complesse; il filo conduttore del progresso tecnologico è la continuazione naturale delle tendenze primitive. L’aspetto che caratterizza la nostra tecnologia è l’avere trasformato gli strumenti semplici del passato in macchine complesse.

La tecnologia è l’applicazione delle cognizioni scientifiche ai problemi umani. Come tutte le cognizioni, esse possono essere applicate in bene o in male, insomma ogni progresso umano porta con sé non solo dei benefici ma anche nuove responsabilità.

Gli apporti tecnologici migliorarono il livello di vita quotidiano (molto più sensibilmente nel XIX e XX secolo) e ciò provocò una domanda per ulteriori miglioramenti. C’è quindi una stimolazione reciproca tra tecnologia e ricerca scientifica.

Il progresso sociale dipende da ambedue, ma ambedue dipendono dal fondamentale desiderio dell’uomo di vivere una vita che sia fisicamente e intellettualmente più piena e ricca. Se una società è fertile di invenzioni e di scoperte, anche il suo livello di vita non può non essere rigoglioso: l’evoluzione umana non conosce esempi di società pigre e statiche che siano state fertili di scoperte e di invenzioni.

Fino al XVIII secolo progresso tecnologico e pensiero scientifico non hanno mai subito una netta separazione. 

 

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Tralasciando i secoli precedenti, nel '400 domina la figura di Leonardo e, con lui, si afferma l'esaltazione del binomio esperienza-teoria. Le conoscenze scientifiche si giovano dell'apporto di scoperte ed invenzioni che costituiscono scienza solo se si inquadrano in un procedimento scientifico e sono sostenute da un metodo d'indagine. Nasce così una concezione razionale e matematica degli eventi naturali.

Nel ‘500 Nicolò Copernico (1473-1543) nel "De revolutionibus orbium coelestium" affronta il problema della struttura dell'universo dandone, con estrema lucidità matematica, una nuova interpretazione (teoria eliocentrica); Giovanni Keplero (1546-1601) discepolo di Tycho Brahe dà un cospicuo sviluppo alla teoria copernicana  con le tre leggi sul moto dei pianeti.

Galileo Galilei (1564-1642) fissa le basi del metodo scientifico. L’osservazione e la generalizzazione dei fatti non sono, per Galilei, più sufficienti per spiegare gli eventi della natura. Una legge fisica per essere una legge “sempre” valida e quindi affidabile non può basarsi solo sulle due fasi suddette ma necessita di esperimenti. Sperimentare significa analizzare i dati naturali in laboratorio dopo aver eliminato tutte le cause perturbatrici. Seguirà la formulazione di un’“ipotesi” e solo se l’esperimento verifica l’ipotesi quest’ultima diventerà legge. Stava per nascere la vera scienza. Non sarà più vero che i corpi cadono con diverse velocità a seconda della loro massa e del loro peso e si affermerà il principio d’inerzia. Non era facile togliere l’uomo dal centro dell’universo né scuotere l’autorità di Aristotele forte di duemila anni di storia. Ma a poco a poco quella cominciò a vacillare.

 L'esigenza, sempre più sentita, che la ricerca scientifica deve procedere con rigore razionale, si esprime nella necessità di una nuova scienza che riunisca in sé la geometria, la logica e l'algebra.

Cartesio (1596-1650) e Pierre Fermat (1601-1665) crearono, quasi contemporaneamente, la geometria analitica, di cui non si può non riconoscere l'impulso notevole che diede alle future ricerche matematiche e fisiche.

Nella seconda metà del seicento lo sviluppo del pensiero scientifico trova un momento di grande arricchimento e di sistemazione razionale delle conoscenze già acquisite nell'opera di Isaac Newton (1642-1727).

Tra l'opera scientifica di Galilei e di Keplero non esiste un collegamento teorico che viene acquisito proprio dal pensiero newtoniano. I tre aspetti importanti dell'opera di Newton sono la spiegazione del moto in termini di forze, lo sviluppo notevole dei metodi matematici applicati alla fisica (che gli consentì il perfezionamento teorico del calcolo infinitesimale) e la concezione della struttura discontinua e granulare della luce.

Nel corso del XVIII secolo si verificò alla luce degli orientamenti scientifici conquistati nel secolo precedente, un arricchimento notevole di conoscenze scientifiche in tutti i campi della fisica: meccanica, acustica, ottica, termologia, elettrologia. Se il seicento è il secolo rivoluzionario dal punto di vista dei princìpi e dei metodi scientifici, il settecento invece, percorso dal fremito illuministico, è il secolo dell'ansia di costruzione di un mondo che corrisponde alla nuova civiltà della scienza.

Mentre, da una parte, evolve il pensiero scientifico, evolve dall'altra il progresso tecnologico soprattutto allorché, verso la fine del 700 eminenti scienziati iniziarono a dar vita a scuole scientifiche per potenziare la loro attività di ricerca. Tali attività, appoggiate dalla crescente borghesia, hanno come obiettivo il consolidamento del sistema produttivo che non può svilupparsi senza l'apporto della scienza. Inizia così, quasi in modo necessario, uno stretto legame tra la produttività e il tecnicismo.

Il decennio napoleonico incide sulla vita della scienza sia in Francia che in Europa. La macchina a vapore raggiunge una notevole perfezione strutturale unita ad un buon rendimento. La possibilità di aumentare la potenza della macchina induce all’impiego di vapore ad alta pressione. La macchina ad alta pressione non soppianta quella a vapore, ma le ridotte dimensioni ne stimolano l’applicazione ai mezzi di trasporto. La più importante innovazione nel campo delle macchine operatrici per l’industria tessile è rappresentata dal telaio per seta di J. M. Jacquard (1752-1834) nel 1801, che risolve il problema della selezione dell’ordito fino ad allora affidata ad un garzone.

Ma se le grandi scoperte e le grandi invenzioni sono il risultato di molto lavoro teorico e di molte riflessioni, e non solo di intuizione, osservazioni ed esperimenti, è anche vero che esse, a volte hanno fornito lo spunto per l'elaborazione di nuove teorie.

James Watt, il pioniere delle prime macchine a vapore veramente efficienti, pose tra le mani degli industriali una potenza che portò tecnici e scienziati a ricercare teorie complete che congiungevano calore ed energia. Carnot (1796-1832), Mayer (1814-1878) e Clausius (1822-1888) non solo perfezionarono la macchina di Watt ma elaborarono la teoria sulla termodinamica.

La maggior parte delle prime invenzioni della rivoluzione industriale (macchina a vapore, locomotiva di Stephensonn, telegrafo Morse) furono però conquiste di singoli scienziati ed inventori. Con il crescere delle dimensioni e delle industrie la ricerca isolata divenne però del tutto inadeguata. A fissare i paletti di importanti invenzioni contribuì pure l'Italia.  Felice Matteucci ed Eugenio Bersanti nel 1854 realizzano il primo funzionante motore a scoppio. Nel 1871 Antonio Meucci inventa il telefono  (attribuito poi a Bell in quanto Meucci lasciò cadere il brevetto), Guglielmo Marconi, successivamente, la radio.

Ma nell'800 vengono anche scoperte nuove vie teorizzatrici in biologia, matematica, fisica,  chimica.  

A C. Darwin (1809-82) si deve la teoria dell'evoluzione. Le numerose e accurate osservazioni compiute da Darwin lo portarono alla convinzione che, pur ammettendo (come Mendel) una ripetizione meccanica e sempre uguale nella trasmissione dei caratteri, si verificano di tanto in tanto e casualmente, dalla nascita e non durante la vita come aveva teorizzato Lamark cinquanta anni prima, delle "mutazioni" che poi l'ambiente riterrà "sfavorevoli" o "favorevoli" e , in quest'ultimo caso soltanto saranno conservate ed ereditate. Si determinerebbe, così, un meccanismo di "selezione naturale" da cui sarebbero scaturite tutte le specie attualmente esistenti. 

Sempre nell'ottocento in opposizione alla "geometria fisica" che «si interessa delle applicazioni della geometria pura al mondo», nasce la "geometria matematica" «un sistema deduttivo basato su certi assiomi che non vanno interpretati con riferimento a qualche particolare mondo esistente». Si affermano così con Bernard Rieman (1826-1866) e con Nicolaj Lobačevskij (1792-1856) le geometrie non-euclidee (rispettivamente ellittica ed iperbolica) basate sui quattro postulati di Euclide e sulla negazione del quinto.

Molti meriti per i risultati conseguiti, specialmente i più recenti, vanno ricercati in costruzioni del tutto teoriche, a volte,  che prescindono dall’esperienza e dall’analisi dei dati concreti. La fisica moderna e la chimica non nascono dal nulla ma le origini vanno viste nella creazione di modelli teorici (primo fra tutti quello dell’atomo) non solo non verificabili sperimentalmente, ma a volte addirittura contrastanti con la realtà in cui viviamo. La dimostrazione del duplice carattere ondulatorio e corpuscolare della radiazione luminosa, ad esempio (Max Planck,1838-1847; la luce non è emessa con continuità ma per quantità discrete: i quanti), è l’atto conclusivo di una serie di ipotesi da Huygans (onde longitudinali) a Fresnel (onde trasversali) e Maxwell (teoria elettromagnetica). La stessa teoria della Relatività nella descrizione del mondo fisico si è servita di strumenti matematici che attingevano, oltre al calcolo differenziale, anche al campo delle geometrie non euclidee

Anche la letteratura fu in grado di cogliere la portata che le innovazioni tecnologiche producevano sulle attività e sui rapporti umani. 

La letteratura e la cultura scientifica sono considerati fattori integranti di un progresso complessivo dell’umano incivilimento; per questo motivo solo uno sforzo concorde nei diversi settori delle attività può dare spazio e significato allo sviluppo del pensiero.

Nasce proprio nell’ottocento un appassionato dibattito teorico sul rapporto tra storia e invenzione esemplificato nel rapporto tra vero e fantasia e solo verso la metà del secolo si chiarisce il posto da attribuirsi legittimamente all’invenzione letteraria e alla ricerca scientifica. Il fermentare delle idee si innesta nell’innovazione tecnologica che trasforma profondamente la produttività, per cui nelle città cresce una borghesia sempre più decisamente legata alle iniziative economiche, inquieta ma spesso legata agli ideali del passato, ma in taluni casi disposta a d una revisione di esso. Il disagio anche non avvertito della trasformazione sociale legata alla scientificità si risente sugli orientamenti e i caratteri della cultura e della letteratura.

Fino a quando la cultura e l’insegnamento erano strettamente legati alla scuola gesuita, i saperi letterari e scientifici erano separati e le scoperte non avevano una loro teorizzazione. Già alla fine del ‘700 si era concretizzata questa unione degli insegnamenti per cui l’osservazione dei fenomeni poté essere teoricizzata, quindi studiata e  raccolta in testi di base dai quali sarebbero partite nuove ricerche e studi scientifici, nuove curiosità e attenzioni a culture diverse. La reciproca interferenza, tra l’osservazione dei fenomeni naturali e di popoli indifferenti e la letteratura quale produzione umana, porta al relativismo morale. Si comincia a capire l’importanza dell’unitarietà dello scibile umano e gli sviluppi tecnici non sono estrinseci alla scoperta scientifica. Il risveglio culturale si diffonde in un numero sempre maggiore di paesi, ed è l’illuminismo ad incentivare nuovi settori di indagine, rivelando nuove connessioni tra aspetti della ricerca filosofica e scientifica. La fondazione delle nuove istituzioni d’istruzione superiore, create a Parigi dalla rivoluzione, crea un modello del tutto nuovo per lo sviluppo della ricerca scientifica, associando la ricerca all’insegnamento altamente specialistico e selettivo. Queste nuove scuole favoriscono l’intensificarsi dei contatti fra gli scienziati e lo sfruttamento delle loro attività didattiche per la ricerca. Ciò provoca una fioritura di importanti trattati i quali rispondono a precise esigenze connesse con l’insegnamento.

Questa stretta connessione tra evoluzione scientifica e pensiero umanistico porta al modellarsi di fisica e biologia sulle discipline puramente letterarie. Fra il 1820 e il 1830 sorgono nuovi periodici scientifici con l’intento di incrementare ed accelerare le comunicazioni tra i vari ricercatori. La loro nascita conferma l’accresciuta esigenza di una sempre più ampia circolazione delle idee scientifiche.

Nel 1830 viene pubblicato il primo volume del “Corso di filosofia positiva” di A. Comte (1798-1859) a cui fanno seguito altri cinque volumi in cui si trova esposta la classificazione delle scienze (matematica, fisica, chimica,astronomia, biologia e sociologia, rispettivamente disposte in ordine logico, cronologico e pedagogico). Tra gli scritti vi è pure la Sociologia, da lui intesa come scienza suprema, considerata base “positiva” per una riorganizzazione razionale della società. Il positivismo di Comte è erede diretto dell’illuminismo negli aspetti che riguardano la fede nella scienza o la concezione totalmente laica dell’uomo e del mondo, mentre è radicalmente innovatore per quanto riguarda lo sviluppo storico dell’umanità e i problemi sociali scaturiti dalla rivoluzione industriale.

A. Comte  è considerato il primo pensatore positivista; egli è il primo a considerare unica conoscenza  valida quella scientifica e condizione necessaria del progresso dell’umanità il progresso della conoscenza scientifica. Anche gli scienziati italiani cercano di allinearsi alla vita scientifica europea attraverso i congressi.  Promotore del primo incontro, tenutosi a Pisa nel 1839, era stato il principe Carlo Luciano Bonaparte, nipote di Napoleone, naturalista ed erudito. I congressi sono abbastanza frequenti e favoriscono i contatti fra uomini di scienza e di cultura dei diversi stati della penisola. La filosofia comtiana aveva trovato un’accoglienza particolarmente favorevole in Inghilterra; fra i filosofi inglesi va ricordato J. Stuart. Mill che pubblica varie opere.

I primi anni della seconda metà dell'ottocento sono caratterizzati da grandi impegni costruttivi; lo sviluppo dell’industria continua con un ritmo che si fa progressivamente più veloce; la produzione economica europea è in costante aumento; con gli anni ’60 la costruzione di ferrovie realizzerà progressivamente una unificazione dei mercati, rafforzando così le strutture delle grandi industrie.

La cultura di questo decennio risente direttamente del mutamento storico successivo al 1848; mentre tramonta lo spirito romantico, la scienza, che nei decenni precedenti aveva preparato lentamente la propria rinascita, giunge ora ad un largo dominio culturale, a una restaurazione del proprio primato. Il positivismo si presenta sempre più come il movimento culturale più adeguato alla rinascita scientifica. Infatti il sapere scientifico è ritenuto in grado di pervenire ad una conoscenza certa e incontrovertibile. Il sapere e il progresso scientifico schiuderanno all'umanità un cammino inarrestabile di prosperità: la storia, infatti, segue un percorso lineare destinato necessariamente a proseguire verso il meglio.

Nel profondo rinnovamento della vita scientifica affiorano conflitti tra le tendenze alla specializzazione e gli interessi per l’applicabilità delle teorie scientifiche alla produzione industriale. In Italia il positivismo si diffonde facilmente grazie all’appoggio dell’ala democratica della borghesia, che vuole emanciparsi dal dominio della cultura clericale. 

Fra il 1880 e il 1890, il lungo periodo di pace che domina l’Europa, grazie alla politica conciliatrice di Bismarck, favorisce l’instaurarsi di un clima di collaborazione internazionale nella vita scientifica; ne sono espressione il fiorire di congressi nelle varie città europee su botanica, geografia, geologia, e matematica.

Nonostante in questo periodo inizi la fase di declino del positivismo rimane comunque il concetto dell’esigenza sia di dare una struttura scientifica ad alcune discipline tradizionalmente escluse dal campo della vera e propria scienza sia di porre il problema della conoscenza scientifica al centro delle riflessioni filosofiche.

Non tutti i filosofi di questo periodo che riconobbero la centralità del problema della scienza sono positivisti. Ma soprattutto in Germania il problema della scienza assume un rilievo speciale anche entro una corrente di pensiero  avversa al positivismo.  

Le trasformazioni politiche e sociali  avevano percorso tutto l’ottocento e avevano portato, all’interno di tutte le produzioni dell’uomo, dalle arti alle scienze, alla concretizzazione delle idee positivistiche. Con il nuovo secolo tutto ciò declina. Il positivismo appare troppo legato al canone della verosimiglianza, impoverendo così e circoscrivendo i confini della rappresentabilità. Sorge così una tendenza profondamente differente, quella cioè di andare oltre il reale, oltre il verosimile; di toccare, al di là della fenomenica apparenza, il fondo autentico della realtà.

Frattanto, mentre si delinea questa tendenza ideologica, si manifesta uno straordinario sviluppo industriale: dal 1900 al 1910 Francia ed Inghilterra raddoppiano la produzione dell’acciaio e quella dell’Italia passa da 79000 a 250000 tonnellate; questo balzo produttivo fa sorgere l’illusione che l’Italia si avvicini sempre più alle grandi potenze europee. La Fiat, costituita nel 1899, è la prima grande fabbrica di automobili italiana, ma nel 1904 ce ne sono già sette e, nel 1906, settanta. Ma tutto ciò dura poco in quanto l’Italia (rispetto a Francia ed Inghilterra) non è in grado  di reggere alle richieste di aumento dei salari e in questo quadro si  affermano teorie socialiste e sindacali.

Ma è tipico dei futuristi l’esaltazione della macchina e del progressismo. Questa nuova corrente letteraria, opposta al crepuscolarismo, porta l’attenzione e la  simpatia alle componenti di questa nuova realtà: le macchine, i grandi complessi industriali, le città moderne, le metropoli, l’automobile, la velocità. Il futurismo è un caso esemplare di rapporto tra progresso tecnologico-scientifico e letteratura: gli atteggiamenti letterari fanno da copertura ideologica al meccanicismo dell’industrialismo capitalistico. Questo fondamentale rapporto risulterà palese quando il futurismo esalterà il nazionalismo e la guerra quale sola igiene del mondo. T. Marinetti fu tra i più rumorosi interventisti del primo conflitto mondiale.

Nonostante il sostrato culturale futurista, l'Italia partecipò attivamente al conflitto solo nel 1915. Le principali cause della guerra sono invece da ricercarsi nelle intenzioni indipendentiste dei popoli slavi e nelle ambizioni imperialiste degli imperi centrali.

Nella prima decade di agosto del 1914 scoppia la prima guerra mondiale che vede impegnate Francia, Inghilterra e Russia da una parte, Germania e Austria-Ungheria dall’altra. Poiché si trattava di potenze coloniali, la guerra riguardò anche l’Africa e l’Asia, ma si decise in Europa grazie all’intervento degli Stati Uniti. La guerra fu molto cruenta anche perché il progresso scientifico e tecnico aveva portato, tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento, alla produzione di nuovi tipi di armi, molto più micidiali. Le armi da fuoco erano state notevolmente perfezionate: i fucili si caricavano più in fretta (fucili a retrocarica) ed erano più precisi (fucili a canna rigata), come pure i cannoni; la mitragliatrice, più volte perfezionata, permetteva di sparare centinaia di colpi in rapidissima successione; i diversi tipi di bombe, tra cui bombe a mano, e i gas velenosi erano anch'essi in grado di provocare un gran numero di morti.

Solo vent’anni (1919-1939) separano le due guerre mondiali ma in questo periodo avvennero importanti cambiamenti. Il crollo dei grandi Imperi (Impero Russo, Ottomano e Austro-Ungarico) aveva dato vita ad una nuova configurazione politica dell’Europa. Le società divengono sempre più società di massa, in cui i fenomeni politici, culturali e tecnologici coinvolgono l’intera popolazione e non solo una piccola parte, come avvenne nell’ottocento.

Quasi tutti gli stati europei erano diventati democrazie parlamentari per cui i nuovi parlamenti non rappresentavano l’alta borghesia, ma tutta la popolazione ed i parlamentari dovevano tener conto dell’opinione pubblica, se volevano essere rieletti. I nuovi mezzi di comunicazione, il cinema e la radio, diffondevano modi e comportamenti che un tempo erano tipici solo dell’alta borghesia. Negli Stati Uniti, in particolare, si verificò una profonda trasformazione sociale grazie al miglioramento del tenore di vita e alla produzione in serie, cioè un gran numero di esemplari tutti uguali e destinati a un largo consumo. Si creò una società dei consumi, in cui la produzione industriale cresceva in continuazione, perché cresceva la domanda dei prodotti.

In Italia il dibattito letterario del primo dopoguerra è inizialmente caratterizzato da un “richiamo all’ordine” ed alla tradizione: dalle colonne de La Ronda si teorizzò la legione dei classici, l’estrema pulizia formale, la prosa d’arte rigorosamente calibrata. Tra il 1920 e il 1930 la guerra e il dopo-guerra hanno ormai messo in luce la crisi del mondo liberale-borghese i cui valori non offrono più credibilità e l’espressionismo, il dadaismo, il surrealismo (le cosiddette avanguardie storiche) portano alle estreme conseguenze il rifiuto di tale mondo.

Ma di contro alle avanguardie il periodo fra le due guerre vede anche l’elaborazione di una poetica e di una poesia di estremo rigore come quella di Paul Valéry o l’itinerario (dalla disperazione alla fede) di Thomas Stearns Eliot. Un altro aspetto della letteratura sta nell’interesse suscitato negli anni’30 per i narratori americani dalle cui pagine si ricavano il mito di un’America giovane,sanguigna e libera.

Fermenti letterari e organizzazione scientifica vanno di pari passo: negli Stati Uniti viene applicato su vasta scala il nastro trasportatore, un piano scorrevole su cui i pezzi da montare passano da un operaio all’altro. L’invenzione del nastro trasportatore favorì così la diffusione della catena di montaggio. Gli operai disposti lungo un unico bancone o lungo il nastro scorrevole, svolgono ognuno un’operazione diversa e ripetitiva, con un notevole risparmio di tempo. Frederick Taylor sviluppò lo studio di tutti gli accorgimenti che permettevano di ridurre i tempi di produzione e la fatica dell’operaio, evitando gesti e spostamenti inutili: questa organizzazione ”scientifica” del lavoro, aumentò la produttività del lavoro operaio. È proprio fra le due guerre che si intensifica lo sviluppo tecnologico. I maggiori sviluppi si ebbero nel settore bellico ma furono particolarmente migliorati anche i trasporti e le comunicazioni. Nel 1919 fu inaugurato il primo collegamento aereo tra Parigi e Londra; nel 1927 il pilota statunitense Charles Lindbergh attraversò per la prima volta l’atlantico senza fare alcuno scalo, in 33 ore e 39 minuti, su un aeroplano dal lui stesso progettato. La navigazione e le ferrovie si rinnovarono ma fu l’automobile a diventare un mezzo di trasporto di massa, grazie anche ad una serie di perfezionamenti tecnologici: furono migliorati freni, pneumatici, cambio di velocità e nel 1934 compariva l’auto a trazione anteriore, cioè con le ruote motrici nella parte anteriore del veicolo (invenzione del giunto omocinetico). Per favorire la vendita degli apparecchi radiofonici, furono organizzate trasmissioni radiofoniche: la radio ebbe allora una grandissima diffusione e divenne uno strumento di informazione importantissimo, anche perché utilizzabile da chiunque, compresi gli analfabeti.

La grande invenzione di questo periodo nel campo delle comunicazioni fu la televisione: nel 1929 furono attuati dei progetti sperimentali in Inghilterra e nel 1936 esisteva già un’emittente televisiva, anche se fino alla seconda guerra mondiale la televisione ebbe una diffusione molto limitata e non sostituì la radio.

Il cinema divenne invece uno dei divertimenti preferiti, grazie ai costi molto più bassi rispetto a quello degli spettacoli teatrali. L’industria cinematografica raggiunse dimensioni importanti e gli attori del cinema cominciarono ad essere personaggi ammirati dal pubblico. L’introduzione del sonoro (1929) e poi del colore (1935) segnò due tappe fondamentali nello sviluppo del cinema e l’interesse del pubblico aumentò ancora.

In questi anni furono prodotte in laboratorio nuove sostanze, come il plexiglas (Bauer, 1928) e il nylon (Carothers, 1936), destinate ad avere un notevole uso negli anni seguenti, il primo in sostituzione del vetro, il secondo al posto di altre fibre tessili (ad esempio nelle calze). Una delle scoperte più importanti fu la penicillina, il primo antibiotico, medicinale in grado di distruggere i batteri responsabili di molte malattie. Questa scoperta venne però utilizzata solo dopo il 1940 durante la seconda guerra mondiale. Grazie agli antibiotici divenne allora possibile curare moltissime malattie ed infezioni contro le quali, fino ad allora, non esistevano rimedi, benché se ne conoscesse l’origine: ad esempio molte forme di polmoniti, la meningite, la sifilide, la difterite. L’invenzione del DDT (1939), un potente insetticida, permise di sterminare la zanzara anofele portatrice di malaria, eliminando questa malattia da diverse regioni.

In Italia, tra le due guerre mondiali si formò un regime totalitario di destra il cui modello fu seguito da altri gruppi di destra che formarono (come ad esempio la dittatura in Spagna) regimi totalitari. Di fronte alla situazione politica della società italiana, due sono sostanzialmente le posizioni assunte dalla cultura italiana: una concepisce l’attività letteraria come esercizio al di sopra delle parti, come evasione e nel contempo rifiuto di ogni compromissione; l’altra insiste con varie intensità sul rapporto tra letteratura e realtà nazionale e concepisce l’attività letteraria in una dimensione di impegno civile: è la posizione di Piero Gobetti e Antonio Gramsci.

Nel secondo decennio del novecento l’arte europea porta a compimento le premesse della modernità che, nel campo storico, prende tragica evidenza negli eventi della prima guerra mondiale. Manifestazioni esemplari di questa crisi sono il dadaismo e il surrealismo che coinvolgono non solo l’ambito figurativo ma anche quello letterario.

In questo clima di rinnovamento ideologico, tecnico e scientifico si cominciano a realizzare i progetti di Hitler per la creazione di una grande Germania. Scoppia la seconda guerra mondiale Grazie ad un esercito equipaggiato con attrezzature modernissime come i carri armati, che resero più facile l’avanzata dell'esercito, i soldati del Reich conquistarono fulmineamente metà della Francia ed altre nazioni europee. Per la prima volta vennero utilizzati anche aeroplani, dirigibili e sommergibili: questi permisero alla Germania di ostacolare gli scambi commerciali tra l’Inghilterra e gli altri stati. Dal 1940 al 1944 gran parte dell’Europa rimase sotto il controllo tedesco nonostante una forte resistenza che si manifestò in tutti i paesi occupati e che fu duramente repressa. In questo stesso periodo i tedeschi attuarono il loro piano di sterminio degli ebrei: circa cinque milioni di ebrei furono uccisi nelle camere a gas o morirono di fame e di stenti nei lager. A partire dal 1943 i tedeschi furono costretti a ritirarsi per l’offensiva dei russi ad est e degli Alleati (inglesi ed americani) a sud e ad ovest. L’Italia fu occupata dagli Alleati e costretta ad arrendersi. Tra l’aprile ed il maggio del 1945 la guerra in Europa era finita. In Asia si combatteva ancora, perché il Giappone opponeva una decisa resistenza. Al fine di stroncarla, il governo degli Stati Uniti decise di usare la bomba atomica: le due bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki, dimostrarono l’avanzata tecnologia bellica cui era giunto l’uomo, rasero al suolo gli edifici e provocarono un altissimo numero di morti. Molti morirono immediatamente o nelle prime ore successive all’esplosione, per l’esposizione ad una dose molto forte di radiazioni. Altri invece morirono nei giorni e negli anni successivi per i danni provocati da dosi minori di radiazioni, in particolare ustioni su tutto il corpo, lesioni al midollo spinale, varie forme di cancro e leucemie che si svilupparono in adulti e bambini.

Dopo la seconda guerra mondiale si affermarono come grandi potenze gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, mentre gli stati europei attraversarono un periodo di crisi. Questa opposizione ha segnato tutta la storia mondiale fino agli anni ottanta. Sia le grandi potenze, sia molti altri stati cercarono di potenziare e perfezionare le armi a loro disposizione rendendole sempre più distruttive e dotandosi di armamenti atomici.

Alla fine della nuova realtà del secondo dopoguerra i letterati italiani si rivolgono alla conoscenza delle letterature straniere ignorata durante il ventennio. In campo editoriale si registra una fervida attività di traduzioni: profonde influenze esercitano la conoscenza di J. P. Sartre e il teatro di B. Brecht. Sartre è ateo ed è considerato il padre dell'esistenzialismo (tendenza filosofica che sottolinea il tema dell'esistenza, la possibilità di scelta, la responsabilità individuale). La sua riflessione filosofica verte su temi come l'esistenza, intesa come un oscillare tra essere e nulla, la noia, come reazione alla consapevolezza del dolore, la libertà. Elio Vittorini propugna una letteratura che si impegni a liberare l’uomo dai limiti del passato, dalla miseria e dallo sfruttamento. Registi, narratori, pittori si impegnano in una rappresentazione della realtà in presa diretta. È l’esplosione del neo-realismo con i suoi aspetti positivi (la scoperta di un’Italia minore e umile, il contatto tra letteratura e realtà nazionale, la responsabilizzazione civile e politica del letterato, la fiduciosa speranza di rinnovamento) e i suoi aspetti negativi (il bozzettismo, i compiacimenti populistici, l’abuso del dialetto); dell’ampia produzione narrativa di quegli anni ricordiamo: Jovine, V. Pratolini, Italo Calvino, B. Fenoglio. La parabola del neo-realismo però già a metà degli anni cinquanta è in fase decisamente calante, i moduli di rappresentazione neo-realistici appaiono sempre più semplicistici di fronte a una realtà che il neocapitalismo in ascesa rende più complessa. Ed ecco che a metà degli anni cinquanta nasce la produzione narrativa che si volge a temi esistenziali sulla condizione umana intesa non storicamente ma incentrata sulla inutilità e sulla morte cui le vicende dell’uomo soggiacciono.

Nei paesi industrializzati ed in particolare negli Stati Uniti sono avvenute molte trasformazioni nelle tecnologie usate: questa rivoluzione tecnologica ha portato all’introduzione del calcolatore, ad un grande sviluppo dell’elettronica, alla creazione di nuovi materiali ed alla ricerca di nuove fonti di energia tra cui l’energia nucleare. Nuove tecniche hanno anche permesso grandi progressi in agricoltura ed in medicina. Dopo la seconda guerra mondiale il miglioramento dei razzi e l’invenzione di navicelle aerospaziali (1957) portò nel 1968, in seguito ad un’intensa sperimentazione, l’uomo al di fuori della terra; nel 1969, dopo essere entrati in orbita lunare, Edwin E. Aldrin, Jr. e Neil A. Armstrong si trasferirono nel LEM, il modulo per l'allunaggio, mentre il modulo di comando era affidato al pilota Michael Collins. Il modulo lunare toccò la superficie del satellite il 20 luglio, nei pressi del margine del Mare della Tranquillità e poche ore dopo Armstrong mise piede sul suolo lunare, con le parole: "Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un balzo gigante per l'umanità". Dopo l’esperienza dell’Apollo 11 seguirono tantissime altre esplorazioni del sistema solare con sonde autoguidate.

Oggi la nostra vita, sia pubblica che privata, è influenzata dalla rivoluzione informatica.

Per esempio, per interrogarsi sulle trasformazioni che le nuove tecnologie stanno inducendo nell’universo della scrittura e del pensiero, è utile occuparsi di cambiamenti che stanno avvenendo nei comportamenti e nei prodotti testuali. È importante individuare il senso profondo dei cambiamenti che il computer sta provocando nei rapporti tra scrittura, pensiero e linguaggio. Computer e linguaggio sono accomunati dal fatto di essere entrambi usati come strumenti, sia per la rappresentazione della conoscenza, sia per la comunicazione interpersonale, e servono tutti e due a sviluppare, modificare e ristrutturare le idee.

È necessario ricorrere alla riflessione sulla effettive modificazioni che stanno inducendo le nuove tecnologie sul proprio agire mentale e operativo.

Scrivere è un processo linguistico-cognitivo scomponibile in fasi: l’ideazione, la pianificazione preventiva del testo, le diverse stesure, l’impaginazione, la riproduzione e la diffusione. Tale processo risulta tanto più efficace quanto più chi scrive riesce a governare e a controllare in modo progettuale e consapevole questo insieme di procedure.

È innegabile che l’utilizzo di un word-processor, ovvero della possibilità, tra l’altro, di memorizzare, riprendere e manipolare porzioni e stesure diverse del testo, possa facilitare la consapevolezza e la pratica della dimensione progettuale dello scrivere. L’immediatezza di queste operazioni, se acquisite con scioltezza, consentono di risparmiare tempo e di non sottrarre energia cognitiva alle componenti ideative della scrittura in fasi e momenti diversi, distribuendoli in modo opportuno nel tempo.

Anche la pianificazione di alcune tipologie testuali è supportata in modo più efficace dalla possibilità di scrivere preliminarmente titoli e sottotitoli parziali di un testo e di riempirne successivamente le singole porzioni, controllandone via via l’ampiezza e la coerenza interna.

È opportuno ribadire l’importanza dell’estrema facilità con cui un ambiente di video-scrittura consente le operazioni fondamentali del processo di scrittura: il salvataggio e la ripresa di stesure parziali e provvisorie, il taglio e lo spostamento di parti di testo, il lasciare e il riprendere il testo in momenti diversi, il misurarne l’ampiezza, il vederne la resa grafica.

Inoltre la possibilità di rielaborare più volte e con estrema facilità il proprio testo, di fare tagli, aggiunte, spostamenti, correzioni, può accentuare la consapevolezza e il controllo della dimensione ricorsiva e rielaborativa della scrittura.

Tutto ciò non spezza la continuità con le pratiche comunicative precedenti.

Infatti il computer e gli elaboratori di testi rappresentano l’ultimo punto di incontro fisico tra scienza e letteratura. È proprio all’interno di un word-processor che oggi è impaginata la quasi totalità dei testi giornalistici e letterari. Fin dall’antichità infatti l’uomo ha sempre cercato di accelerare il processo di copiatura di un testo, che era unicamente manuale, mediante processi di stampa e successivamente di rielaborazione nei word-processor.

Le prime stampe di testi avvenivano intagliando le lettere su tavole di legno che bagnate di inchiostri a base oleosa le imprimevano sui fogli. Le incisioni potevano essere di due tipi: a incavo se si inchiostravano i solchi, in rilievo nel caso contrario. Ma tale procedimento richiedeva un lunghissimo processo di intaglio e perciò nel 1450 fu inventato da Johann Gutenberg un nuovo metodo di stampa (a caratteri mobili) che utilizzava dei caratteri prefabbricati che venivano disposti in sequenza per comporre un testo. Nel periodo tra il 1450 e il 1500 furono stampate in Europa più di 6000 opere e il numero di tipografi aumentò rapidamente. Se i tipografi dell'Europa settentrionale producevano soprattutto libri religiosi, quelli italiani stampavano principalmente opere laiche, come i classici greci e latini che il Rinascimento aveva riscoperto, le novelle degli scrittori italiani e le opere scientifiche contemporanee. Allo stesso modo anche il processo di stampa delle immagini, che agli albori era puramente manuale, si è evoluto tramite la tecnica delle incisioni.

Nei secoli XVII, XVIII, XIX, i processi di stampa furono velocizzati sempre più mediante l’uso di molle e nuovi materiali, ma pur sempre basati sul metodo dell’incisione o dei caratteri mobili ottenendo grandi tirature divenute possibili grazie all'invenzione della macchina da stampa a vapore e allo sviluppo di macchine per la fabbricazione di rulli continui di carta. L'introduzione della stereotipia (1829) permise di duplicare cliché tipografici già pronti. Nel 1886 fu messa a punto una compositrice tipografica che riduceva notevolmente il tempo necessario per comporre un testo e, successivamente, la fotografia contribuì allo sviluppo dei moderni procedimenti fotomeccanici. Negli anni Cinquanta del Novecento furono introdotte le prime fotocompositrici, che producevano immagini fotografiche dei caratteri, e di conseguenza diminuì drasticamente la fabbricazione dei tradizionali caratteri tipografici in metallo.

Ma la svolta si ebbe tra il 1880 e il1900 con i puntinisti. G. Seurat e Dourier intuirono che qualsiasi immagine e qualsiasi colore potevano essere ricostruiti giustapponendo l’uno all’altro una miriade di puntini di colore opportunamente scelti.

Secondo questa teoria, su cui si basano la maggior parte le moderne stampanti, l’immagine complessiva creata dallo sciame di punti viene mescolata dalla luce e può essere percepita dall’occhio umano sia come una immagine complessa e colorata, sia come un testo. Anche le moderne attrezzature per la visualizzazione funzionano in modo simile. La televisione, i proiettori cinematografici (come corpi che emettono luce e che utilizzano il metodo additivo: Red+Green+Blue), e le stampanti (producono immagini su superfici opache e utilizzano il metodo sottrattivo: Cyan+Magenta+Yellow(+Black)) riproducono immagini e testo come una miscela di pochi colori fondamentali e di tanti puntini.

Oggi qualunque testo, anche completo di illustrazioni, può essere realizzato direttamente sullo schermo di un computer con il quale è possibile  trasmetterlo ad una qualunque attrezzatura di stampa compatibile.  

Oggi il progresso tecnologico ha raggiunto dei risultati prima impensabili. Ogni giorno la pubblicità e i notiziari ci informano periodicamente riguardo la creazione di nuove invenzioni e perfezionamenti di quelle esistenti. Degli ultimi anni sono: il telefono cellulare, internet, il cd-rom, la tv satellitare, automobili superveloci, ponti lunghi km, computer di dimensioni microscopiche, gallerie sottomarine interminabili (Canale della Manica), aerei supersonici e abiti fatti di materiali sintetici. Migliaia di satelliti sono stati lanciati in orbita intorno alla Terra per soddisfare le esigenze della tecnologia, e sono stati varati numerosi progetti di missioni interplanetarie. Per quanto riguarda il campo della genetica è ormai quasi ultimato il “progetto genoma” per classificare tutti i singoli geni del D.N.A. umano. La medicina ormai può curare la maggior parte delle malattie e la ricerca fa progressi anche riguardo la cura dell’A.I.D.S. e del cancro. La fisica ormai cerca fonti alternative di energie nella fusione nucleare fredda, nell’antimateria ecc.; le leggi che regolano l’universo sono studiate alla luce della teoria quantistica. Tramite telescopi e radar è stato possibile fare un’ipotesi concreta sull’origine dell’universo (teoria del Big Bang, che proprio in questi giorni è stato addirittura fotografato); si sono definiti i confini dell’universo, studiati i buchi neri, le supernove, le pulsar, le galassie, i quasar e altri corpi celesti distanti molti anni luce dal nostro pianeta.

Vale la pena, anche di fronte alle trasformazioni più radicali, mantenere vivo e critico il senso della continuità, dell’evoluzione, seppure sempre più accelerata: anche le fratture epocali immergono le radici delle loro novità in ciò che è avvenuto prima. La stessa rivoluzione informatica, nata negli ultimi quaranta anni, maturata nei decenni successivi nelle varie applicazioni e da poco esplosa con l'avvento del microprocessore, in realtà è il risultato conclusivo di un lavoro teorico durato centinaia di anni inconsapevole delle conclusioni sorprendenti a cui avrebbe portato. La filosofia, la matematica, le condizioni storiche tutte hanno apportato il loro essenziale contributo. La stessa idea di Charles Babbage di memorizzare istruzioni e informazioni con schede perforate che utilizzò per la sua "macchina analitica" (1883), che può considerarsi il primo vero e proprio antenato del computer, fu "copiata" dal telaio di J. M. Jacquard. Subito dopo la società di H. Hollerith che creò una macchina analoga si fuse con una piccola ditta di New York e divenne l'International Business Macchines (IBM). Il passo successivo e più sorprendente fu quello di sostituire ai fori le cariche elettriche. Il grande sviluppo dell’elettronica nell’industria e nelle società attuali è stato reso possibile da  alcune invenzioni, tra cui il transistor (1947; un dispositivo che amplifica le correnti elettriche e che si sostituisce alla "ingombrante" valvola) e il circuito integrato (chips) cuore dei moderni computer. Dai primi calcolatori elettronici (1944, 1946), di grandi dimensioni e a basso rendimento (come l’E.N.I.A.C.), a quelli attuali sono avvenute enormi trasformazioni, che hanno fatto del computer uno strumento indispensabile nelle industrie come negli uffici.  

Apparentemente sembrerebbe una conquista recente ma che sarebbe restata inattuabile senza altre conoscenze i cui meriti vanno attribuiti alla matematica e al pensiero scientifico con contributi esclusivamente teorici; dall'invenzione del sistema  posizionale dei numeri, all'algebra di G. Boole (che utilizzò la logica aristotelica inquadrandola in una cornice algebrica dimostrando la possibilità di utilizzare simboli e regole matematiche per elaborare concetti logici), alla scoperta quindi di analogie strutturali tra i vari campi del sapere (logica delle proposizioni, operazioni tra insiemi, operazioni con l'aritmetica binaria, circuiti elettrici, quindi porte logiche and, or, not etc.). 

  

Abbiamo più volte sottolineato che al progresso tecnologico corrisponde una migliore qualità della vita ma non si può, tuttavia, non concludere con una riflessione.

L'incoraggiamento ai consumi senza limite e la corsa senza fine alla produttività dovranno, presto, fare i conti, anche a causa dell'incontrollato sviluppo demografico, con il fatto che la Terra è un ecosistema limitato e finito in cui l'energia non si crea dal nulla e le cui risorse vanno rapidamente esaurendosi. Se tutto ciò, da una parte, induce a guardare con urgenza verso fonti alternative, dall'altra porta a considerare che le nuove tecniche, la diffusione delle industrie, l'aumento dei mezzi di trasporto hanno anche creato gravi problemi di distruzione dell'ambiente: inquinamento, scomparsa di molte specie viventi, incremento demografico, disboscamento costituiscono per il pianeta una minaccia non meno grave di quella di una guerra nucleare. Nasce qui il tema della responsabilità della Scienza che dal significato di ricerca paziente e disinteressata, ha acquistato sempre più, con il passare del tempo, potere d'intervento sulla natura accrescendo le possibilità di danneggiarla fino alla distruzione e alla rottura degli equilibri ecologici, impadronendosi dei suoi frutti senza badare alle conseguenze e non considerando che la Terra è di tutti e che tutti gli uomini, anche quelli che ci seguiranno, hanno diritto a vivere una vita che sia sempre migliore.

Antonello Supino (Classe V F)

 

 

 

Bibliografia

Vari documenti internet; Enciclopedia Rizzoli; Enciclopedia multimediale MS Encarta 98; Profilo storico della letteratura italiana (Giulio Ferroni); Storia del pensiero scientifico e filosofico (5 volumi- Ludovico Geymont - Garzanti); La letteratura (Paravia); Lineamenti di storia del pensiero scientifico (Alberto Trebeschi); Nuova physica (Caforio & Ferilli); Il globo terrestre e la sua evoluzione (Accordi& Parotto); Storia della filosofia (Reale & Antiseri); Storia dell'Europa moderna (David Thomson; Ed. Feltrinelli); Il racconto della storia (Baffi, Berni; Ed. Arnoldo Mondadori); Il materiale e l'immaginario (R.Cesarani, L. De  Federicis; Ed. Loescher); Guida al novecento (S. Guglielmino; Ed. Principato); Compendio di storia della letteratura italiana (N. Sapegno; Ed. La nuova Italia); L'Europa del novecento (Licheim; Ed. universale Laterza); La cultura italiana tra '800 e '900 (E.  Garin; Ed. Laterza).

 

Legenda:

Testo sottolineato Verde: sono autori e argomenti che non sono stati trattati durante l'anno e perciò i contenuti esposti oralmente si limitano alle informazioni contenute in tale documento. Per ulteriori informazioni si possono visitare i collegamenti ipertestuali correlati.

Testo Sottolineato Blu: sono autori e argomenti trattati in una o più materie e studiati secondo il programma scolastico svolto dagli insegnanti nell'anno scolastico 1999/2000.

 

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